Il santuario meno antico dei quattro esistenti, ma non meno importante per la tradizione religiosa e per la sua architettura. I precedenti che determinarono la costruzione del Santuario, dedicato a Santa Maria della Grata, risalgono alla metà del 1800. Fu innalzato con il concorso del popolo: progettista e architetto fu Gaetano Jurleo, mentre l'esecutore dell'opera fu il capo-mastro Francesco Ciraci.
Si dice che un contadino, impegnato nei lavori di rimonda, cade in malo modo dall'alto di un albero e precipita in un roveto. I dolori sono lancinanti e non gli consentono il benchè minimo movimento; la campagna è deserta ed in suo soccorso non può accorrere anima viva. Invoca la Madonna, che interviene ai suoi lamenti e lo risana, cancellando le lesioni alla spina dorsale e alle costole (colonna vertebrale e costole costituiscono, in gergo ostunese, la grata, donde il titolo di Madonna della Grata). Nel momento in cui si mette in piedi, il miracolato si accorge che il roveto, in cui è caduto, nasconde una grotta, vi penetra e su di una parete scopre un affresco della Madonna.
La notizia del rinvenimento della sacra immagine si diffonde con la rapidità del vento e da quel momento gli ostunesi cominciano a frequentare il pio luogo e a salutare la dolce Madre del Signore con il titolo di Madonna della Grata. Questo santuario, pur nel ritmo frenetico della vita, pur con tanto poco interesse per le cose spirituali, pur in un periodo di assoluto consumismo, è il più frequentato nella prima decade di agosto. I turisti ed il popolo assistono ad un rito che è uno dei più affascinanti, dei più ordinati, dei più silenziosi e dei più riposanti, che si addice alla contemplazione ad alla meditazione.
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